Provate a immaginare cosa avrebbero scritto Goethe, Schiller o altri famosi viaggiatori in Assisi nei secoli scorsi alla vista di una quercia mollemente adagiata sulle pietre davanti al tempio della Minerva. Installazione artistica, provocazione, interrogativo alla città o dalla città?
No, niente di tutto questo.
Lo straordinario quadro offerto in piazza del Comune in questi affollati giorni è solo l’espressione del cuore di un nostro industriale concittadino, “pasionario” del legno perché, oltre a lavorarlo, lo custodisce fino a ridargli nuova vita in qualche caso, come questo.
E che altro scegliere di meglio per una plurisecolare quercia caduta se non la piazza di Assisi, al centro dell’agorà, sullo sfondo di bianche colonne millenarie! Intanto non è una quercia qualunque, ma sembra che nientemeno abbia fatto ombra al Cardinale Sermattei, uno dei più nobili casati di Assisi. Ma si sa, il tempo non conosce blasoni e, nonostante la forza dei suoi 270 quintali di peso totale, non aveva retto alle tempeste della vita cadendo proprio all’inizio del nuovo millennio. Per un decennio è rimasta sepolta tra i rovi della sua terra, a est della Chiesa di S. Vitale, poi, volendone fare una statua di Madre Teresa di Calcutta, aveva sollecitato l’attenzione dello scultore ternano Fernando Dominioni. Non se ne fece nulla e quel gigante caduto fu portato per sua fortuna all’attenzione di Giorgio Buini, l’uomo giusto per accoglierlo nel suo tempio di tronchi monumentali del passato. Intanto in Assisi, in questo piovoso maggio, per risistemare il Pincio è accaduto di parlare anche di alberi, cosicché, ad una quercia caduta, un altro albero è stato posto a dimora. Ma questa è solo una casualità. Il bello sta nel fatto che, anche se alto poco più di un metro e mezzo, questo alberello è bastato agli assisani per sognare di quando, tra centocinquanta anni, apparirà un gigante dalla pianura degli Angeli. Tempo verrà, ma nel frattempo a sognare davvero sulla quercia sdraiata sono stati i turisti anche comodamente seduti su piccoli dischi di legno posti a terra nella piazza del Comune, con la meraviglia negli occhi di fronte a questa nuova e rara cartolina assisana, ignari che ne costruivano un’altra di pari efficacia. Un’immagine giovane in uno spazio millenario che ha permesso a tutti di gustare con lentezza la grande bellezza del cuore di Assisi. Un innesto riuscito, una severa rivincita sul tempo implacabile che tutto sembra rapire. A maggio, in piazza, a parlare di futuro, sono stati in due: il tempio romano, dall’alto, in un canto di bellezza eterna; la quercia, dal basso, in una spinta verso sempre nuove avventure.
Ma certamente il messaggio più vero che Buini ha infilato tra le pietre di Assisi è che, per quanto elevata possa essere ogni creazione artistica o dell’ingegno umano, è quella della natura che resta la più bella!
Grande il nostro Giorgio!

Paola Gualfetti

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